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Chiusure domenicali. Si o no?


“In questo scenario, alterato in termini concorrenziali a favore delle vendite on line che non sono sottoposte a vincoli su promozioni e sottocosto che invece limitano il dettaglio off line, si ricomincia a discutere su ulteriori freni al commercio fisico, come potrebbero essere le eventuali chiusure domenicali e festive dei negozi”. Con queste parole Claudio Gradara, Presidente di Federdistribuzione, commenta le dichiarazioni del vice-premier Luigi Di Maio sulle chiudure domencali.

“Un’impostazione – continua Granara – che non tiene conto della reale situazione in cui versa il commercio facendo un ulteriore regalo all’e-commerce, che toglie servizio ai consumatori e che avrà inevitabili impatti in termini occupazionali e di minori consumi. Il contrario di ciò di cui avrebbe bisogno il Paese, cioè un forte sostegno ai consumi per irrobustire la crescita e una valorizzazione del mondo distributivo, che ha attraversato la crisi garantendo convenienza, occupazione e tutela del potere d’acquisto dei cittadini a scapito della propria redditività”.

Del resto, i dati Istat sul commercio al dettaglio relativi al mese di luglio 2018 registrano un calo del -0,6% rispetto a luglio 2017 nelle vendite a valore. L’alimentare segna un +0,2% e il non alimentare un -1,0%. Il dato cumulato gennaio-luglio evidenzia una parità assoluta a valore e -0,6% a volume. Di tutt’altro passo l’e-commerce che, nello stesso periodo, l’Istat dà in crescita del 13,6%. Certo la quota sul totale commercio è ancora bassa e quindi risultati di questo tenore sono prevedibili, tuttavia, come abbiamo scritto più volte, il cambiamento strutturale che stiamo vivendo in ambito commerciale è sotto gli occhi di tutti e ha il nome di commercio elettronico.

E, ancora, sempre secondo Federdistribuzione, la domenica è secondo giorno della settimana per fatturato, spesso con valore doppio rispetto ad un qualunque giorno feriale e utilizzato da circa 12 milioni di persone per fare i propri acquisti.

Le dichiarazioni di Di Maio, del resto non sono una novità, Movimento5Stelle, così come la Lega, non hanno mai fatto mistero del loro orientamento in fatto di commercio,  le dichiarazioni del  Ministro del Lavoro e Sviluppo Economico nonché Vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio in visita a a Bari all’82esima edizione della Fiera del Levante, arrivano in vista della prossima riunione della Commissione Attività Produttive alla Camera, prevista per giovedì 13, che prenderà in esame i disegni di legge sulle chiusure domenicali.

Cinque le proposte: una dal M5S, una dalla lega, una da parte del Partito democratico, una dal Consiglio Regionale delle Marche e una di iniziativa popolare, dove quella della Lega sembrerebbe la più stringente.

Confcommercio, da parte sua, attraverso le parole di Enrico Postacchini, Delegato per le Politiche commerciali, ha così commentato: “Ridiscutere con atteggiamento non ideologico il ruolo della distribuzione è un primo passo importante e condivisibile. L’obiettivo deve essere quello di evitare gli errori del passato e di valorizzare il nostro modello plurale fatto di piccole, medie e grandi imprese per assicurare il massimo del servizio e della qualità alle famiglie e ai consumatori. Partire, quindi, da una regolamentazione minima e sobria per le chiusure festive attraverso il dialogo con le rappresentanze è una via percorribile e imprescindibile”.

Sindacati favorevoli che già avevano espresso il loro parere circa “…un confronto per porre un limite alle aperture incontrollate sia domenicali che festive che in questi anni hanno stravolto il settore e la vita delle lavoratrici e dei lavoratori delle aziende del commercio”. Così come dichiarato da Maria Grazia Gabrielli, segretaria generale Filcams Cgil che ha anche sottolineato come le condizioni di lavoro degli addetti siano peggiorate nel tempo, data la crescente difficoltà nel conciliare le diverse fasi di vita e lavoro.

Favorevole ma aperta al confronto Confesercenti, secondo la quale  “È importante arrivare ad una revisione dell’attuale regime con una norma condivisa e sostenibile. Noi non chiediamo di stare chiusi sempre, ma di restare aperti solo quando e dove necessario, come ad esempio nelle località turistiche. Fondamentale è passare dalla deregulation totale ad un minimo di regolamentazione, ragionevole e assolutamente compatibile con le prassi europee e puntare a correggere una distorsione che ha compresso i diritti di piccoli imprenditori e di lavoratori senza alcun vero vantaggio per economia ed occupazione, visto che ha causato indirettamente la chiusura di almeno 50mila negozi.

Contrario e lapidario è Massimo Dona, Presidente dell’Unione Nazionale Consumatori (Unc) che in una nota ha così commentato: “Il Governo ci riporta all’Età della pietra! E’ incredibile che con tutti i problemi irrisolti di questo Paese si tolga l’unica liberalizzazione fatta dopo le lenzuolate Bersani. Invece di preoccuparsi di far riaprire i negozi, si preoccupano di chiuderli, tornando al passato e al vecchio”.



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