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Per gli italiani il cambiamento è opportunità. Anche per Leroy Merlin


“L’innovazione sociale senza cambiamento non è innovazione, senza coesione non è sociale, senza competitività non è sostenibile”. Non è la citazione di un esperto di sostenibilità ma la dichiarazione di una delle oltre 500 persone che Doxa Marketing Advice ha intervistato per indagare il senso che gli italiani attribuiscono ai concetti Cambiamento Coesione Competitività, le parole chiave de Il Salone della CSR e dell’innovazione sociale, tenutosi a Milano la scorsa settimana.

La ricerca della Doxa

La ricerca “Gli Italiani e il cambiamento, tra coesione e competitività” è stata presentata nell’ambito del Salone della responsabilità sociale giunto, quest’anno, alla quarta edizione. “Sul piano razionale gli italiani sono consapevoli di quanto i tre concetti (cambiamento, coesione, competitività) presentino luci e ombre, ma con differenti accenti – afferma Massimo Sumberesi, Head of Doxa Marketing Advice, che ha presentato la ricerca – Su questa base il campione complessivo è stato suddiviso in 3 cluster omogenei“.

La metà dei rispondenti si possono definire fiduciosi proattivi: sono persone desiderose di impegnarsi per il cambiamento, sentono che la coesione può mobilitare energie e risorse e considerano la competitività un mezzo comunque efficace.

Ci sono poi i disincantati qualunquisti (33%) per i quali il cambiamento è una necessità non sempre auspicabile, la coesione è una risorsa ma solo per chi non è ai margini della società, la competitività qualcosa che fa vincere ma anche perdere.

Infine, gli idealisti pessimisti (18%) che vedono il cambiamento come peggiorativo e spesso ammantato di retorica, la coesione (quando non limita il singolo) come una forza per contrastare la competitività vista come strumento di disuguaglianza.

Il cambiamento è un’opportunità, la coesione un valore, la competitività ha sempre due facce

Gli italiani amano il cambiamento (è un’opportunità per il 92% di loro) e non temono le responsabilità (il cambiamento richiede un impegno in prima persona, 91%) ma vogliono vederci chiaro (a volte è propaganda, 59%) e non perdere ciò che hanno (comporta un abbandono, 72%).

Per quanto riguarda la coesione, gli italiani la ritengono un valore (significa aiuto reciproco, 90%; è il piacere dell’appartenenza, 84%), la sua pratica una garanzia di forza e giustizia (è potente, 82%). Ma l’individualismo (limita il singolo, 37%) e lo scetticismo (esclude chi sta fuori, 60%) si fanno sentire ancora.

Per gli italiani la competitività ha sempre due facce (sviluppo del mercato, 83% ma al prezzo ci una certa disuguaglianza, 43%). Ma, se esercitata correttamente (ci può rendere meno leali, 68%), è una risorsa per la crescita di tutti (è il motore dello sviluppo economico e sociale, 77%).

Cambiamento, coesione e competitività sono anche i driver per una responsabilità d’impresa credibile. Secondo la ricerca, l’88% degli italiani ritiene che il cambiamento sia un concetto coerente con le politiche e le pratiche della CSR, come anche la coesione (80%) e la competitività (77%).

Moltissimi gli interventi che si sono succeduti nelle due giornate, tra questi la presenza di Leroy Merlin con Luca Pereno, Coordinatore Sviluppo Sostenibile, con due interventi: “CSR. Co-produrre Servizi e Relazioni” e “Foundraising e CSR: opportunità e criticità”; e Luca Lattuada, direttore della Logistica con l’intervento “Mobilità sostenibile, un obiettivo per tutti”.

Sono il 30% in più le organizzazioni presenti al Salone 2016 rispetto all’edizione dello scorso anno ed il 35% di esse partecipano per la prima volta alla manifestazione. Dei 143 protagonisti della quarta edizione, Il 50 % sono grandi imprese, il 25% PMI e il 25% organizzazioni non profit e fondazioni. Il 30% opera nel settore manufatturiero e il 70% nel settore dei servizi.

“Un segnale della sempre maggiore consapevolezza delle imprese, e non solo, sull’importanza della responsabilità sociale come strumento strategico capace di incidere sui piani dell’organizzazione nel breve, medio e lungo periodo – commenta Rossella Sobrero del Gruppo Promotore del Salone – Le imprese sono sempre più attente ad ascoltare i loro stakeholder, esterni ed interni, si muovono verso la open innovation come strumento organizzativo e culturale, stanno imparando a comunicare in modo corretto le loro azioni di responsabilità sociale. E soprattutto hanno capito che la reputazione è sempre di più un asset intangibile importante che permette di aumentare la fiducia degli investitori portando ad una riduzione dei costi di controllo e negoziazione. Alcuni analisti finanziari affermano che i capitali intangibili pesano per più dell’80% sul valore delle azioni con un rapporto invertito rispetto a 40 anni fa quando contavano meno del 20%”.

Nella foto: a sinistra Marco Lattuada, direttore Logistica Leroy Merlin



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