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Le fiere al tavolo con il ministero




Lo scorso 21 settembre a Milano si è tenuto il convegnoLa situazione delle Fiere tra crisi e sviluppo: raffronti internazionali“, organizzato da AEFI (Associazione Esposizioni e Fiere Italiane) in collaborazione con Il Sole 24 Ore. All’appuntamento erano presenti i vertici di tutti i più importanti quartieri fieristici italiani e i problemi segnalati dai vari relatori che si sono susseguiti sul palco sono quelli di cui si discute ormai da anni: il calo di espositori e visitatori, la graduale perdita del prestigio internazionale, la spietata concorrenza tra i quartieri con la duplicazione di manifestazioni rivolte al medesimo mercato.

Quello che di nuovo è uscito dal convegno è la formazione di un tavolo di coordinamento del settore fieristico, “patrocinato” dal viceministro allo Sviluppo Economico, Adolfo Urso, con la partecipazione delle Regioni e delle associazioni del settore (Aefi, CFI-Confindustria, CFT-Confcommercio). La prima riunione: il 20 settembre, il giorno prima del convegno di cui stiamo parlando.

Adolfo Urso è intervenuto al convegno e ha spiegato che: “il tavolo che si è costituito ieri dopo mesi di trattative è un punto di svolta estremamente importante tra il caos determinatosi dalla rivoluzione e dal cambiamento verificatosi nell’ultimo decennio, a quello che noi speriamo essere un sistema più ordinato, capace di creare Sistema nella nuova competizione globale”. La rivoluzione a cui accenna il viceministro Urso è quella del 2001 quando le competenze sul sistema fieristico italiano sono passate dal Ministero alle Regioni e con la conseguente trasformazione degli enti in spa.

I punti nodali indicati da Urso come priorità tra le problematiche da discutere al tavolo sono stati: la certificazione, che oggi in Italia è voluttuaria contrariamente all’estero dove l’80% delle fiere internazionali è certificata; la costituzione di un bollino di qualità che garantisca davvero quelle che sono nei fatti fiere internazionali e non solo sulla carta e infine la realizzazione di un calendario fieristico che consenta di ottimizzare gli sforzi ed evitare i contrasti e la concorrenza sleale tra i quartieri. Obbiettivi ambiziosi su tematiche di cui si parla da anni senza raggiungere alcun risultato, anzi con un graduale peggioramento della situazione. La costituzione di questo tavolo però è importante perché, contrariamente al passato, è stato istituito con atto pubblico con la Conferenza delle Regioni e quindi è un’istituzione, tant’è che le Regioni porranno fine all’Osservatori sulle Fiere e trasferiranno anche quelle competenze al tavolo dando quindi maggiore autorevolezza allo stesso.

Considerando l’importanza dell’intervento di Adolfo Urso ve lo proponiamo integralmente (12 minuti) anche se il filmato, realizzato in condizioni oggettivamente difficili, non ha le caratteristiche di qualità che meriterebbe. Alzate il volume delle vostre casse.

Al di là della cronaca facciamo qualche considerazione. La costituzione di questo tavolo sul sistema fieristico è indubbiamente importante, ma la situazione politica italiana ne mette in forse l’efficienza sin dalle sue prime battute: a giorni sapremo se si aprirà una crisi di governo e comunque il ministero per lo Sviluppo Economico permane, nonostante le promesse, senza un Ministro di riferimento. Raffaele Cercola, presidente di Aefi, ha sottolineato nel suo intervento introduttivo che “non siamo mai riusciti ad avere un incontro con il Ministro dello Sviluppo Economico, finchè c’è stato …”, oggi c’è il viceministro Urso che ha finalmente preso a cuore la situazione, ma domani chi ci sarà (ricordiamo che Adolfo Urso fa parte di Futuro e Libertà, il movimento che fa capo a Fini).

La politica, di cui il sistema fieristico soffre fortemente l’ingerenza soprattutto quando si parla di nomine, riuscirà davvero a mettere ordine nel sistema? Gli imprenditori, veri e indispensabili protagonisti delle fiere (senza stand non si aprono i padiglioni) fino a quando saranno disposti a sopportare un sistema fieristico con poche idee confuse? Abbiamo ancora sotto gli occhi il comunicato stampa della Regione Veneto nr. 1614, diffuso il 16 settembre scorso, in cui, nell’ambito della polemica tra il presidente Zaia e l’imprenditore Manti sulla neonata “Cavalli a Milano” (21-24 ottobre 2010) in concorrenza con la storica FieraCavalli di Verona (4-7 novembre 2010), Luca Zaia sottolinea seccamente che “la governance delle fiere tocca alla politica. Gli imprenditori devono pensare ad altro e lo facciano!”. Non entriamo nel merito della questione che fa capo all’ampia problematica della concorrenza, più o meno leale tra i quartieri fieristici, rileviamo però che senza gli imprenditori e le imprese le fiere non si fanno e che ad oggi le uniche manifestazioni italiane che riescono a mantenere un livello qualitativo accettabile sono quelle di titolarità o organizzate direttamente dalle associazioni imprenditoriali di categoria.

Anche a fronte dell’annuncio della costituzione del tavolo ministeriale ci sono quartieri fieristici che quando sentono parlare di calendario delle manifestazioni o limitazione della concorrenza sono presi da attacchi di orticaria. Tra gli altri citiamo la Fiera di Rimini che, per bocca del suo presidente, Lorenzo Cagnoni, sul tema delle sovrapposizioni di fiere ha detto che “se hai un progetto credibile, sostenuto da un sistema di alleanze con le associazioni e con strette connessioni al tuo territorio e al tuo distretto produttivo, non ci puoi rinunciare per il quieto vivere con gli altri quartieri. Capisco che le sovrapposizioni possano far nascere dei problemi, possiamo parlarne però non ditemi che devo rimanere fermo”.

Anche Michele Perini, presidente di Fiera Milano, ha sottolineato come la nascita di nuove manifestazioni in concorrenza con altri quartieri in realtà sono il frutto di esigenze imprenditoriali di un determinato settore che ha la necessità di avere un importante appuntamento internazionale, in tal senso Fiera Milano sembra assai più orientata alla ricerca di alleanze internazionali che non con gli altri quartieri italiani: “noi andiamo avanto con le nostre forze – ha sottolineato il presidente di Fiera Milanoe sarebbe bene che fosse per tutti così. Per questo credo che si deva fermare il flusso di soldi pubblici per risanare i bilanci di taluni quartieri”. Perini ha infine polemizzato con il Comune di Milano che avrebbe venduto per la Settimana della Moda le aree a metà prezzo rispetto alle tariffe della fiera (ricordiamo che la Settimana della Moda che prima si teneva nei padiglioni di Fiera Milano ha traslocato eventi e sfilate nel centro della città).

Per concludere segnaliamo una preoccupante battuta fatta da Ettore Riello, presidente di Verona Fiere, che alla domanda del moderatore Luca Orlando, caporedattore Economia e Impresa de Il Sole 24 Ore, su Expo 2015 e su quanto Verona Fiere fosse preparata all’evento, ha risposto con un’altra domanda: “ma si farà l’Expo 2015?”, sottolineando il ritardo nei lavori per l’organizzazione dell’evento mondiale, “se si farà noi saremo certamente pronti”.



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